Sergio Leone, con C’era una volta il West (1968), non si limita a consegnarci uno dei western più belli della storia del cinema, ma compie un vero e proprio atto di decostruzione e, al contempo, di commemorazione del genere. Il film non è semplicemente ambientato nel West, ma riflette sulla sua stessa natura, sulla sua mitologia e sulla sua imminente scomparsa. Piuttosto che celebrare l’epopea della frontiera, Sergio Leone ne celebra il funerale, offrendo la visione malinconica e disincantata di un mondo in dissoluzione.
La fine del Mito
C’era una volta il West si distingue per una radicale revisione del mito western. A differenza dei classici del genere che celebravano le figure eroiche dei cowboy, il film di Leone presenta un mondo in cui i personaggi sono consapevoli di appartenere a un’epoca in declino, come se fossero gli ultimi testimoni di un’era prossima al declino. Questo senso di ineluttabile fine permea l’intera narrazione, offrendo una prospettiva inedita e disillusa sul genere.
Violenza Iperrealista e Disincanto
In C’era una volta il West, la violenza è rappresentata in modo iperrealistico, con l’obiettivo di demitizzare il mito del West e presentare una visione cruda e spietata della frontiera. Sergio Leone non si limita a mostrare la violenza come un semplice atto di forza, ma ne esplora gli effetti fisici e psicologici sui personaggi, evidenziando la brutalità e la disumanità di un mondo senza legge.
Uno degli esempi più eclatanti di questa violenza è lo sterminio della famiglia McBain, un atto di crudeltà gratuita che colpisce anche i bambini. Questa scena è caratterizzata da primi piani che mostrano le vittime cadere sotto i colpi, enfatizzando la brutalità dell’azione.
Il duello finale tra Armonica e Frank è un altro esempio di violenza iperrealistica, dove la vendetta è rappresentata come un atto freddo e calcolato, privo di romanticismo. Dopo aver ucciso Frank, Armonica gli infila l’armonica tra i denti, un gesto che completa il ciclo di violenza. La violenza in questo film non è mai fine a sé stessa, ma è sempre funzionale alla narrazione e alla critica del mito.
Anche se non ci sono scene di violenza esplicita contro Jill, la sua presenza nel West è segnata da una costante minaccia di violenza, e la sua lotta per la sopravvivenza mostra la vulnerabilità delle donne in un mondo dominato dagli uomini. Le interazioni e gli atteggiamenti degli altri personaggi contribuiscono a creare un’atmosfera di minaccia e violenza latente.
La dilatazione dei tempi narrativi
Leone dilata i tempi narrativi fino all’inverosimile, rallentando ogni azione e ogni sequenza fino a farla sembrare sospesa in un tempo indefinito. Questo rallentamento del ritmo narrativo crea un’atmosfera di attesa e sospensione, quasi come se i personaggi stessero consumando ogni momento concesso loro dal destino prima dell’inevitabile fine. La morte stessa diventa un elemento centrale della narrazione, un’ombra che incombe sui personaggi e che ne rallenta i movimenti, creando una sensazione di ineluttabilità e malinconia. Questa particolare gestione del tempo narrativo si discosta dai ritmi dinamici dei western classici, ponendo l’accento sulla durata e sull’importanza di ogni singolo momento.
Personaggi Simbolici e non Eroi
I personaggi di C’era una volta il West non sono eroi nel senso tradizionale del termine, ma figure simboliche che rappresentano il passato, il presente e il futuro del West. Invece di figure originali, Leone utilizza archetipi e simboli noti al pubblico per raccontare la fine di un’epoca. Il pistolero senza nome (Armonica) incarna il passato di violenza e vendetta, Frank rappresenta la spietata crudeltà della modernità, mentre Jill (Claudia Cardinale) è simbolo di una speranza per il futuro che cerca di costruire un mondo più civile. Questi personaggi si muovono in un mondo in transizione, un punto di passaggio in cui il vecchio West cede il passo al progresso.
Citazioni e riferimenti al western classico
Pur mantenendo uno stile inconfondibile, il film è ricco di citazioni e riferimenti che richiamano le opere più iconiche del genere. L’ambientazione stessa, con le formazioni rocciose della Monument Valley, evoca immediatamente i classici western di John Ford, un paesaggio familiare che Leone ripropone, pur con una visione più cupa e malinconica, rispetto alla luminosità dei film di Ford.
Le figure che popolano il film sono altrettanto emblematiche: il fuorilegge romantico, il vendicatore solitario, il cattivo glaciale, l’uomo d’affari senza scrupoli, figure tipiche del genere, vengono reinterpretate in una nuova ottica. La scelta degli attori per questi ruoli è un omaggio alla tradizione del western classico, con Henry Fonda, icona del buono per eccellenza, che si cala nel ruolo del cattivo e con Jack Elam, caratterista da sempre associato al genere.
Le scene e le situazioni del film rimandano a momenti topici del western classico: l’attesa carica di tensione, che culmina nella violenza, richiama la suspense di Mezzogiorno di fuoco, con quell’orologio senza lancette che sospende il tempo nell’attesa del duello. Il tema della costruzione della ferrovia, presente in molti classici come Il cavallo d’acciaio e La via dei giganti, in Leone diventa simbolo della fine di un’epoca, con la ferrovia che segna la fine di un mondo selvaggio e l’avanzata di una civilizzazione che travolge tutto. Il viaggio nel deserto e l’attesa del treno sono altri riferimenti ai classici, così come l’utilizzo del flashback, un espediente narrativo già usato in Per qualche dollaro in più, che permette di svelare progressivamente i dettagli del passato e le motivazioni dei personaggi.
L’arrivo della ferrovia come simbolo di progresso
La costruzione della ferrovia, elemento centrale della trama, è il simbolo dell’avanzata del progresso e della fine del vecchio West. Il treno non è solo un mezzo di trasporto, ma un elemento che porta la modernità e spazza via le vecchie tradizioni, simboleggiando il passaggio da un’epoca all’altra. In questo contesto, i cowboy, con la loro morale e il loro codice d’onore, appaiono come relitti di un mondo che sta per scomparire.
Critica del mito americano
Attraverso la sua opera, Leone decostruisce il mito del West americano, mostrandone le contraddizioni, le violenze e gli inganni. Il film presenta personaggi lontani dagli stereotipi degli eroi tradizionali, con sfumature di grigio che li rendono più realistici e complessi. Il pistolero senza nome non è un eroe senza macchia, ma un personaggio enigmatico e violento. I “cattivi” non sono semplici mostri, ma uomini con le loro debolezze e i loro moventi. Questa decostruzione degli stereotipi del genere western è un tratto distintivo della visione di Leone.
Un nuovo ruolo per la figura femminile
In C’era una volta il West, la figura femminile assume un ruolo di maggiore rilievo rispetto ai primi western di Leone, dove le donne avevano un ruolo marginale. Jill, interpretata da Claudia Cardinale, non è semplicemente un interesse amoroso per i personaggi maschili, ma un personaggio forte e indipendente che ha un ruolo attivo nella trama. Jill rappresenta la speranza per il futuro e la possibilità di costruire un mondo più civile. Mentre i personaggi maschili sono ancorati al passato e ai loro conflitti, Jill è l’unica a guardare avanti e a sognare un futuro diverso.
Lo sguardo malinconico su un’epoca passata
C’era una volta il West è un film pervaso da un senso di malinconia e nostalgia per un’epoca passata. Leone guarda al West non come un luogo di avventura e di conquista, ma come un mondo in dissoluzione, condannato dalla violenza e dal progresso. Questo sguardo malinconico segna un netto distacco rispetto alla rappresentazione del West come terra di conquista e di avventura e rende il film un commiato da un genere che stava per scomparire.
Bibliografia consigliata
- Moscati, Italo. Italo Moscati – Sergio Leone. Quando il cinema era grande (2014) Questo testo fornisce una panoramica dettagliata sulla vita e la carriera di Sergio Leone, includendo informazioni sulla sua famiglia, i suoi primi lavori nel cinema, e i retroscena della produzione dei suoi film più celebri.
- Mininni, Francesco. Sergio Leone. Il Castoro (1995) Questo volume offre un’analisi critica approfondita dell’opera di Sergio Leone, focalizzandosi sui suoi film più importanti, e analizzando lo stile, i temi e le tecniche narrative utilizzate.
- Garofalo, Marcello. Tutto il cinema di Sergio Leone. Baldini & Castoldi (1999). Questo testo è una risorsa preziosa per la comprensione dell’intera filmografia di Leone, fornendo dettagli tecnici e di produzione su ogni suo film.