Editoria

La Collina degli Anelli: analogie e similitudini tra Tolkien e Adams

Sono poche le opere letterarie moderne che hanno un respiro epico come Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien e La Collina dei Conigli di Richard Adams. Sebbene apparentemente molto diversi tra loro, questi due romanzi hanno in comune punti significativi che magari possono sfuggire ad una lettura superficiale.

Il viaggio dell’eroe, descritto da Joseph Campbell come un modello narrativo universale, trova espressione perfetta all’interno di queste due opere: entrambe seguono lo schema archetipico secondo il quale i protagonisti affrontano una trasformazione profonda, partendo da una situazione ordinaria, per affrontare prove straordinarie. Il termine del viaggio rappresenta per chi lo vive, il raggiungimento di una nuova consapevolezza e l’inizio di una nuova normalità.

Tolkien e Adams: creatori di mondi

Una delle similitudini più evidenti tra i due romanzi è la cura meticolosa nella costruzione dei loro universi narrativi. Tolkien ci prende per mano e ci conduce nella vastità della Terra di Mezzo, un universo completo di lingue, culture e mitologie; dal suo canto, Adams plasma un microcosmo altrettanto dettagliato, il mondo dei conigli, con la lingua inventata del lapino e il proprio pantheon di dèi.

Le lingue

Nel lapino, Adams introduce una serie di termini come hrair (“molti”), elil (“nemico”), e inlé (“morte”), ma crea un’intera cultura che riflette le paure e le aspirazioni dei suoi protagonisti. Similmente, il Sindarin e il Quenya di Tolkien non sono meri artifici linguistici, ma veicoli per esprimere la complessità della storia e delle tradizioni della Terra di Mezzo.

Le lingue inventate di Adams e Tolkien non sono fini effetti estetici ma riflettono la profondità culturale dei mondi inventati dai due autori, riflettendo le paure e le speranze dei protagonisti, nonchè l’affermazione delle proprie identità come popoli.

La mitologia dei conigli di Watership Down, con figure come El-ahrairà, riecheggia i grandi miti di Tolkien che formano la mitologia di Arda. In entrambi i casi, gli autori infarciscono il proprio pantheon con leggende e storie che conferiscono ai loro mondi un senso di storia vissuta. La figura di El-ahrairà, astuto e coraggioso, può essere vista come una controparte “lagomorfa” di Fëanor, il ribelle visionario.

Una scena del film La compagnia dell’anello (2002)

L’archetipo dell’eroe

Adams e Tolkien attingono entrambi a una tradizione letteraria che affonda le radici negli archetipi eroici.

  • Moscardo e Frodo: Entrambi sono leader riluttanti. Moscardo, come Frodo, accetta un compito gravoso per il bene della sua comunità, incarnando l’idea dell’eroe che trova la forza nella responsabilità.
  • Quintilio e Gandalf: Visionari inascoltati, entrambi avvertono i pericoli imminenti ma sono inizialmente sottovalutati. Le loro visioni, però, diventano motore narrativo essenziale.
  • Parruccone e Aragorn: Il guerriero forte e leale, pronto a sacrificarsi per la comunità.
  • Dente di Leone e Bilbo: Il narratore e il poeta, custodi della memoria collettiva.

Questa caratterizzazione conferisce grande profondità ai personaggi, e li rende immortali e perfettamente inseriti nell’immaginario collettivo dei lettori.

Il viaggio

Il viaggio è uno dei punti focali in cui ruota la narrazione di entrambe le opere. La Collina dei Conigli segue Moscardo e i suoi compagni alla ricerca di una nuova casa dopo la distruzione della loro conigliera, mentre Il Signore degli Anelli narra il cammino dei vari elementi della Compagnia che ha come compito la distruzione dell’Anello del Potere tra le fiamme del Monte Fato.

La collina di Watership rappresenta una “terra promessa” per i conigli, un luogo di salvezza e rinascita dopo la distruzione della loro colonia. Allo stesso modo, la distruzione dell’Anello non è solo un atto fisico ma la meta di un viaggio spirituale che conduce Frodo, Sam e parallelamente, gli altri membri della Compagnia a una nuova comprensione di sé e del mondo in cui vivono.

Il viaggio potente metafora di crescita interiore in entrambe le opere. I protagonisti sono chiamati ad affrontare prove dure durante il loro percorso, e questo li trasforma profondamente, facendogli acquisire nuove consapevolezze. Entrambi i viaggi iniziano con la necessità di lasciare un luogo familiare a causa di una minaccia imminente. Frodo deve abbandonare la Contea per la minaccia dell’Anello, mentre Moscardo e il suo gruppo lasciano la loro conigliera a Sandleford a causa della distruzione prevista da Quintilio Il viaggio diventa un’esperienza condivisa, in cui i membri del gruppo si sostengono a vicenda e imparano a collaborare, anche prendendo decisioni forti o addirittura sacrificandosi, come nel caso di Boromir.

La lotta tra il bene e il male

La contrapposizione tra la comunità di Watership Down e la tirannia di Efrafa, guidata dal Generale Vulneraria, richiama il conflitto tra Sauron e i popoli liberi della Terra di Mezzo. Entrambi gli autori esplorano l’equilibrio tra libertà e sicurezza, il quale risulta essere molto delicato, sottolineando come il potere assoluto corrompa e distrugga.

Adams e Tolkien condividono una visione positivista, in cui l’astuzia e la solidarietà prevalgono sulla forza bruta. Nei piani di fuga da Efrafa, così come nella strategia per distruggere l’Anello, la cooperazione e il sacrificio personale si rivelano cruciali: come Frodo si sacrifica portando l’Anello al Monte Fato, così Moscardo mette a rischio la sua vita per guidare il suo gruppo verso la salvezza. Il sacrificio è il cuore pulsante di queste storie, evidenziando come la vera leadership richieda coraggio e altruismo.

La morte è soltanto un’altra via

Frodo lascia la Terra di Mezzo perché, dopo aver distrutto l’Unico Anello, sente di non appartenere più a quel mondo. Sebbene sia tornato alla Contea, la sua esperienza nel portare l’Anello e affrontare le forze di Sauron lo ha profondamente segnato, lasciandogli ferite invisibili. Egli non trova più la pace, sente nostalgia di un mondo al di là della Terra di Mezzo, un mondo dove poter trovare finalmente la guarigione e il riposo. Frodo parte per Valinor, la sua ultima meta, similmente a quanto fatto dagli Elfi che popolano la Terra di Mezzo, per trovare finalmente ristoro.

Le vicende di Moscardo in “La collina dei conigli” non si concludono con la sua morte, ma con il raggiungimento di una serenità data dalla vecchiaia e dalla consapevolezza di aver condotto i suoi compagni verso una vita migliore. A differenza di molti conigli selvatici che vivono solo due o tre anni, Moscardo ha una vita lunga e prospera, potendo vedere crescere diverse generazioni di conigli nella conigliera da lui fondata.

La sua “fine” non è segnata da un evento drammatico, ma da un lento sfumare nella memoria collettiva della conigliera.

Moscardo diventa quasi una figura leggendaria, le cui gesta si confondono con quelle di altri conigli del passato. Questo distacco dal suo ruolo di protagonista indica che il suo compito è concluso: la conigliera è ormai solida e prospera, non ha più bisogno della sua guida.

Ciò che emerge da queste opere non è solo una celebrazione del viaggio epico, ma anche una testimonianza del valore della narrazione come strumento per esplorare la condizione umana. I conigli e gli H<<obbit ci ricordano, con la loro vulnerabilità e determinazione, che le grandi imprese non sono riservate agli eroi leggendari, ma a chiunque scelga di agire con integrità, anche nelle situazioni più oscure. In questo senso, l’epica di Adams e Tolkien è una lente attraverso cui vedere non solo mondi fantastici, ma anche le possibilità racchiuse nelle nostre vite quotidiane.

Riferimenti:

Adams, Richard. La collina dei conigli. Traduzione di Pier Francesco Paolini, BUR, 2015.

Tolkien, J. R. R. Il Silmarillion. Traduzione di Francesco Saba Sardi, Bompiani, 2018.

Tolkien, J. R. R. Il Signore degli Anelli. Traduzione di Vittoria Alliata di Villafranca, Bompiani, 2003.

Michele Iovinella

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